Il patteggiamento si chiama, propriamente "applicazione della pena su richiesta delle parti", è disciplinato dagli articoli 444 e 445 del Codice di Procedura Penale e questo è tutto. Non c'è altro. Se non l'aspetto mostruoso ulteriore e successivo che ciò che viene normato venga visto per ciò che, in realtà, non è e che pongo a fondamento delle ragioni della stesura di queste note senza pretese.
Valerio Di Stefano (1964) è scrittore, filologo, linguista, curatore di classici della letteratura italiana (si è occupato della poesia due-trecentesca di Compiuta Donzella, Folgóre da San Gimignano e Cenne de la Chitarra, nonché dell'ottocento italiano con volumi su Verga, Manzoni e Leopardi). Occasionalmente si diverte a fare il traduttore. Insomma, non sta mai fermo. Studente tardivo e appassionato di Giurisprudenza, questo volume è il suo primo esperimento in questo senso. Tra la sua produzione saggistica figurano Nato ai bordi di Wikipedia, La buona scuola, Il linguaggio della scuola, Il caso di Giovanna Boda, Il volto di Don Chisciotte, Droga!, Interferenze, De Profundis clamavi e Del primato dei libri di carta sugli ebook (tradotto in cinese, spagnolo e portoghese). Come narratore è autore di La voce nel deserto (di imminente pubblicazione la traduzione inglese), Malinverno, Debito formativo, Caldo! e del fortunato (a suo mal grado) racconto lungo Nunc et in hora mortis nostrae , tutti pubblicati dall'editore Boré. Nella vita è padre di Adele Marie, e questo lo rende immensamente felice.
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